La centralità della persona in cura: la sanità dalla parte dei pazienti
Nella difficile epoca attuale di eventi mondiali inattesi e terribili, sono molti i pazienti disorientati che, per varie ragioni, hanno tardato a ricorrere a percorsi diagnostici ed interventi chirurgici di elezione. In particolare, malattie oncologiche, cardio-vascolari, neurologiche e molte altre patologie, solo apparentemente non urgenti, hanno subito inevitabili rallentamenti nei processi di diagnosi e cura.
E’ universalmente noto che curare le malattie in fase precoce assicura il più alto livello di successo clinico.
Purtroppo, si è aggiunto come una emergenza sociale lo stress causato dagli effetti della pandemia e della guerra che hanno generato sintomi psicologici, quali inquietudine, insicurezza esistenziale ed apprensione per il futuro, talora con inevitabili conseguenze organiche.
Si conferma il fatto ben noto che mente e corpo sono strettamente interdipendenti.
In questo contesto, una alta professionalità medica non può essere disgiunta da una capacità di relazione interpersonale in grado di percepire lo stato d’animo della persona sofferente, le sue ansie e le sue aspettative di salute.
E’ qui il caso di citare l’antico Giuramento di Ippocrate nella versione moderna della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri:
“Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro: di perseguire con la persona assistita una relazione di cura fondata sulla fiducia e sul rispetto dei valori e dei diritti di ciascuno e su un’informazione, comprensibile e completa.”